1-Psicoterapia è un processo, un percorso di ricerca e di ‘ri-costruzione’ di senso.
Quindi chi desidera intraprendere una psicoterapia non deve pensare di ‘ricevere’ passivamente delle soluzioni o di ‘subire’ un trattamento terapeutico, ma deve accingersi ad esserne l’ attore principale: soggetto , non oggetto, di un lavoro di rinnovamento.
Non si tratta quindi di affidarsi passivamente nelle mani di un tecnico che compie atti risolutivi, che pronuncia formule magiche in grado di risolvere la sofferenza, che emette sentenze di condanna o di assoluzione, che fornisce soluzioni preconfezionate di problemi, ma di lavorare con determinazione e coraggio ad un processo creativo originale ed individuale con l’obbiettivo di trasformare il proprio mondo insoddisfacente in un mondo funzionale alle necessità del proprio Io: un mondo in cui divenga inutile la ‘soluzione’ illusoria e dolorosa del sintomo.
Il sintomo infatti ha due significati: da un lato, come il dolore fisico, o come la spia sul cruscotto della nostra automobile, è un segnale: il segnale che richiama la nostra attenzione sul fatto che qualcosa non va, che è necessario un cambiamento nel nostro modo di vedere le cose: un cambiamento che reintroduca l’armonia, o meglio che crei una armonia nuova.
Un’armonia nuova perché nella vita tutto sempre cambia, nulla torna semplicemente ‘come prima’; perché di fronte alle vicende e ai cambiamenti, sia belli che dolorosi, imposti dall’esistenza, l’equilibrio viene continuamente perso e va continuamente riconquistato.
(“Maturità è un breve interludio tra tante adolescenze” –Pfeiffer)
D’ altro canto –come vedremo- il sintomo è, a suo modo, anche la soluzione di un problema: una soluzione dolorosa, ma l’unica disponibile per il soggetto nella situazione di ‘impasse’ in cui si trova a causa della rigidità delle regole del suo mondo.
Il comportamento sintomatico nasce infatti dall’ esigenza di non modificare le premesse della ‘nostra realtà’: preferiamo mantenere con dolore le vecchie regole, i vecchi ‘a priori’ che sorreggono il nostro mondo, piuttosto che addentrarci nell’avventura del cambiamento.
Come il naufrago che esita a abbandonare il relitto a cui è rimasto aggrappato per affrontare la breve ma paurosa distanza che lo separa da una nuova, ma più sicura imbarcazione.
La parola ‘crisi’ viene significativamente rappresentata in cinese da due ideogrammi che hanno rispettivamente i significati di ‘rischio’ e di ‘occasione’.
Crisi quindi come situazione esistenziale che ci mette in una situazione di sofferenza, di rischio di perdita di noi stessi, ma che può e deve divenire invece ‘occasione’ di rinnovamento e di crescita.
Nelle civiltà cosiddette primitive i principali, inevitabili, cambiamenti della vita, quindi momenti di crisi, vengono facilitati dai riti di passaggio.
Nel corso di questi riti vengono presentati all’iniziando simboli di morte che devono essere affrontati con determinazione e coraggio prima di poter essere ammessi ai simboli della rinascita per ‘rinascere’ in un nuovo ‘status’.
Psicoterapia è un processo interattivo, una relazione particolare che riesce ad avere la massima efficacia quando ognuno dei due contraenti svolge attivamente il suo ruolo peculiare.
Il paziente, a seconda dei miti personali, spesso si avvicina alla terapia con vari sentimenti negativi: con fiducia utopica e passivizzante, oppure con diffidenza, con scetticismo, con disperazione, con timore.
Questi sentimenti sono certo comprensibili, perché si tratta di intraprendere un viaggio dalla meta incerta: come gli emigranti occorre abbandonare un mondo di certezze –seppur insoddisfacenti- per andare incontro ad un ‘Nuovo Mondo’ ignoto, perciò pauroso e carico di incertezze, anche se pieno di promesse e di speranze: un mondo desiderato e temuto nello stesso tempo.
Sono invece il coraggio, la speranza, una fiducia realistica e responsabilizzante gli stati d’animo più propizi con cui affrontare quello che abbiamo definito come un percorso di ricerca che ha come fine il rinnovamento e la ri-creazione di un mondo migliore, in cui possa essere realizzata la crescita dell’ Io e il superamento del sintomo in una riconquistata la libertà, intesa come possibilità di scelta.
Lo psicoterapeuta è colui che, come gli antichi sciamani, dovrebbe riuscire a tracciare attorno al paziente il ‘cerchio magico’ che lo immetta in uno spazio ed un tempo ‘altri’ : lo spazio e il tempo terapeutico, separati dallo spazio e dal tempo del quotidiano, uno spazio e un tempo in cui tutto possa divenire ‘possibile’ , in particolare diventi possibile superare i vincoli e le regole che sostengono il mondo dell’Io sintomatico, superare la rigidità delle sue regole ‘a priori’, per aprirsi a costruzioni di senso alternative, per concepire punti di vista diversi che rendano inutile e sorpassata la dolorosa coazione del sintomo.
Si tratta quindi di catalizzare una metamorfosi che eroda il bozzolo dei vecchi pregiudizi, degli schemi sorpassati per permettere alla crisalide di schiudersi ad una realtà nuova in cui trovino composizione in una sintesi nuova le vecchie contraddizioni.
(Ciò che per il bruco è la fine del mondo, gli altri chiamano farfalla. Lao-Tse)