APPENDICE :
2 – LA NASCITA DELL’IO

(Foto: ‘Trono Ludovisi’ – partic: ‘La nascita di Venere’ – Museo Nazionale Romano-Palazzo Altemps-Roma)
Secondo Spitz, alla nascita non esiste un ‘Io’ unificatore delle sensazioni, ma solo un ‘Io’ biologico che registra le sensazioni e che deve costruire, sulla base degli stimoli stessi, le Gestalten percettive che daranno una forma ed un significato al suo mondo.
L’io e l’oggetto sono inizialmente una globalità ‘incontrata’ (**), autosufficiente ed autarchica, finchè l’incapacità dei fantasmi percettivi a riempire le ‘assenze’ dell’oggetto, non fanno emergere da questa globalità ‘incontrata’ una dualità di percepiente e percepito: di Io e di Oggetto.
La maturazione, verso l’ 8° mese, delle strutture pre-frontali coincide con la nascita di una funzione psichica nuova: la funzione che collega, lungo parametri spazio-temporali, le esperienze memorizzate e quelle attuali e che organizza l’azione: dalla percezione istantanea e puntiforme emerge la coscienza unificatrice delle esperienze, creatrice e schiava dello spazio e del tempo: l’Io che ‘incontra’ e che ‘rappresenta’.
Perciò – se per ‘caos’ in senso cognitivo intendiamo un insieme ‘non organizzato’, ossia un insieme in cui non riusciamo a percepire delle regolarità, qualcosa quindi che non riusciamo a descrivere, l’ Io, che crea i modelli gestaltici che daranno forma e significato finalistico agli elementi della sua percezione, che fa emergere gli ‘oggetti’ dal caos indiscriminato delle sensazioni originarie, è effettivamente colui che crea -dal caos- il suo cosmo.
Il mondo dell’Io si basa quindi su fondamenta che restano in gran parte nascoste nel non conscio della memoria implicita delle nostre prime esperienze e che condizionano l’interpretazione degli eventi successivi, la loro fissazione nella memoria esplicita o la loro rimozione (Mancia).
Il linguaggio, che con il suo potenziale di concettualizzazione denota e connota le cose e gli eventi e, definendoli, ne limita le possibili interpretazioni, diviene un fattore di consolidamento e di rigidità del mondo dell’ Io, oltre che una spia aperta sui significati fondamentali che lo costituiscono. (Questo è il concetto che sta alla base della ‘Neurolinguistica’).
L’apparato psichico è quindi una macchina per costruire significati, per raccontare storie, ma è una macchina che si autoregola su altre macchine aventi la stessa funzione: i miti famigliari, i costumi locali, la cultura. (Nathan).
Su queste Gestalten, su questi racconti, si basa il modello dell’universo dell’Io plasmato sull’esperienza del passato, finchè elementi nuovi e incongruenti non ne mettano in evidenza i limiti interpretativi, sfidando l’Io ad uno sforzo creativo: dal dolore delle contraddizioni del vecchio mondo disfunzionale sgorga la spinta alla costruzione di un mondo nuovo in cui possano essere composte le contraddizioni in una sintesi più soddisfacente ed armonica.
Di fasi di passaggio è piena ogni vita. Sono i naturali cambiamenti imposti dall’età: dall’infanzia all’adolescenza, all’età adulta, alla vecchiaia, e infine alla morte; sono i cambiamenti imposti dall’ambiente, positivi oppure luttuosi, che ci impongono di modificare la nostra relazione con noi stessi e con l’ambiente.
Qui si inaugura una fase di ‘instabilità’ in cui si compie l’elaborazione dell’evento: si proclama la fine di un mondo e si dà inizio ad una nuova creazione. In questi casi aggrapparsi al vecchio mondo, rifiutare il cambiamento, vuol dire andare incontro alla sofferenza.
(**) Per la scuola psicologica della Gestalt ‘INCONTRATO’ è il vissuto precedente ogni atto consapevole di pensiero. ‘RAPPRESENTATO’ è la rappresentazione consapevole dell’incontrato.